VAL D'AOSTA 7-9 LUGLIO 2017
Un giro...di Walser

Il primo gesto istintivo, quando l'alba vince la notte e riquadra i profili degli oscuri ancora chiusi, è quello di aprire gli stessi e alzare gli occhi accigliati al cielo, ruotando la testa. Poi la domanda di quelli ancora a letto: Com'eeeeeè?
Oggi 8 luglio 2017 il tempo è splendido. È la giornata centrale, quella che ha ispirato il viaggio: la visita ai villaggi Walser dove, alla fine del Medio Evo, si sono insediate popolazioni germaniche. I Walser, contrazione del termine Walliser, sono i valligiani, gli abitanti del Vallese.
Saliremo attraverso un sentiero, modellato dalla storia, passando dai 1.635 m di Gressoney-La-Trinité ai 1.788 del rifugio denominato Alpenzu Grande.

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Ascoltiamo le ultime disposizioni della collega locale. Avute tutte le indicazioni il solito riepilogo: documenti, soldi, il pranzo è stato prenotato... Mi pare tutto a posto, un rapido controllo se ci siamo tutti...2-4-8-11-14-16 me compreso...bene, allora pronti via tutti in marcia. Ci sono coloro che ostentano un abbigliamento sportivo tecnologicamente all'avanguardia e, quelli come me, che si limitano a un minimalismo estremo, consistente nei soli scarponcini rispolverati per l'occasione. Su tutti spicca lo zaino di Dario. Sembrava il bagagliaio di una monovolume. Siccome Maya e Moira, il cane e la moglie, non erano idonee a questo tipo di ...trasloco, al povero "sherpa" Dario non rimase che caricarsi tutto e "rimpicciolire" sotto l'imponente fardello sostenuto dalle forti spalle.

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Salivamo, non senza qualche sbuffo e qualche pausa, qualche sguardo al fondovalle dove il torrente Lys, artefice della valle omonima, tracciava con un solco il suo percorso azzurro. Incontriamo le prime costruzioni, alcune segnate dal tempo, altre in fase di recupero. Ciò che balza agli occhi sono le imponenti lastre di copertura, una pietra con spessore anche di 8 cm il cui peso si scarica sulla intelaiatura di legno e sulle murature portanti, anch'esse in pietra. E quando poi ci saranno 2-3 metri di neve... In effetti capita di vedere qualche struttura collassata oramai in pasto alla natura, niente di nuovo nelle montagne abbandonate. Man mano che salivamo, l'interesse per le costruzioni cominciò a venir meno, la catena di montagne a nord con il ghiacciaio del Monte Rosa, cominciò a suscitare una fatale attrazione che culminerà con un fuori programma.

Superato il villaggio dell'Alpenzu Piccolo, giungiamo verso mezzogiorno, in ordine sparso, all'agognato Rifugio dell'Alpenzu Grande, all'interno del quale ci attende il meritato pasto fissato per le ore 13.00. Per accelerare le operazioni, in accordo con il gestore, raccolgo, lista alla mano, l'ordinazione di ognuno così, una volta seduti a tavola, il cibo sarebbe stato subito servito. Un presidente dovrà pur servire a qualcosa...

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Agostino, nel frattempo, si era posizionato con il fedele strumento. Non c'è modo migliore per trascorrere il tempo di attesa: cantare tra le montagne, un vero e proprio ristoro emotivo. In queste occasioni, tutti coloro che vengono raggiunti dagli accordi sonori cantano, anche senza conoscere le parole, farfugliando un la... la... la... per la sola voglia di partecipare. Viene spontaneo intonare le canzoni più conosciute, per facilitare l'ingresso canoro dei presenti. Così non sorprende se, in mezzo agli scenari montani del luogo Valdostano, a pochi passi dalla neve, l'aria pura e calda viene trafitta dalle note di "Romagna mia" cantata a squarciagola, senza freni inibitori, da un improvvisato coretto di Veneti. La musica, al pari dell'architettura, ribadisce la propria universalità.

Prosciugate le gole dal canto e completato lo schieramento a tavola, su solerte invito del gestore, cominciano le operazioni preliminari di "ammutinamento" capitanato da Renato (l'altro). Sopra la tovaglia viene stesa una cartina. Gli indici dei congiurati scorrono sulla mappa, lungo i sentieri comunicando ad alta voce la sigla, la lunghezza e il dislivello fissando i tempi di percorrenza. Dopo aver preso in visione gli orari della funivia e calcolato i tempi di discesa dal Rifugio, partiranno con la frenesia tipica dei finalisti di una gara di mezzofondo, impazienti di salire alla "quota Rosa", tornare al Residence ed essere in orario per il programma serale... allora: venti minuti siamo giù...no, meno se ciapon al scurton, con le macchine rivaron più o meno tra..., l'ultima corsa della funivia è alle..., sì, sì per le 18.00 saron al Residence pronti per... Infine la sentenza solenne accettata da tutti: se pol farghela...! 'Presidente avremmo deciso di...' Non ero d'accordo perché nei fuori programma l'Associazione assume una responsabilità in più, ma ho pensato: sono tutti con la testa sulle spalle, non voglio limitare le iniziative e l'entusiasmo di questi ragazzi diversamente giovani. Se ci sarà qualche intoppo sapranno cavarsela da soli.

Ingollato il "fiero pasto", divenuto nel frattempo una seccatura, senza perder tempo con la masticazione e sciacquate in tutta fretta le fauci, l'attenzione si spostò verso il presidente, non per avere via libera ma per chiedere: 'Quant'è a testa?' Comunicata la cifra raccolgo i soldi come un sacrestano durante una funzione religiosa poi, saldato il conto, mi volto: 'mi raccoman...', sono rimasti solo i tavoli e le sedie, ripongo la ricevuta in tasca, saluto i presenti, tavoli e sedie compresi,
ed esco dal rifugio. Pensai: non hanno nemmeno verificato se con i soldi avuti ho pagato il conto, questo è un attestato di grande fiducia: Un presidente dovrà pur servire a qualcosa... Rinfrancato dal ruolo e, soprattutto, dal suo riconoscimento, mi unisco al resto della compagnia.

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Siamo rimasti in 6, più Maya, pronti per iniziare la discesa verso fondovalle. Un sentiero, o meglio, un Calvario da percorrere, per fortuna, in discesa. Il tracciato iniziale sembrava un passo dolomitico tratti rettilinei e tornanti sotto il sole prima di sparire nel bosco. Scendevamo piano, guardando sì il bellissimo panorama, ma ancor di più dove mettere i piedi.
Giunti in fondo, i muscoli delle gambe, spiazzati dall'inusuale e imprevisto sforzo prolungato, hanno indotto alcuni a salire sull'invitante tram che, guarda caso, passava proprio in quel momento.
Io ed Emanuela decidiamo di completare il programma, così attraversiamo la strada e ci portiamo all'imbocco del sentiero in quota, parallelo alla strada, che ci avrebbe portato a Gressoney-La-Trinité. Una passeggiata defaticante attraverso i prati dove le mucche, non interessate al nostro passaggio, pasteggiavano indisturbate. Abbiamo attraversato piccoli insediamenti formati dagli stadel, le case dei Walser, paragonabili ai nostri tabià, ma con una importante novità. Alcuni di
questi erano completamente ristrutturati e abitati da famiglie e da turisti stagionali. Erano molto curati nei prospetti, nelle finiture e negli spazi esterni. Interventi resi possibili dall'accesso delle automobili e dei consueti mezzi necessari ai lavori. Tuttavia anche ai margini di questo percorso si trovavano ruderi inghiottiti dalla natura. Rientriamo al Residence e aspettiamo il resto della compagnia, giunta puntuale per il programma della serata.

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Alle 18.00 è prevista la visita guidata al Wongade, un edificio Walser ora B&B, oggetto di studio durante il progetto Alphouse. Letteralmente in lingua Walser significa "stalla e locale di abitazione".
In questo locale è prenotata anche la cena.
Un signore ci aspetta, comincia a parlare con la nostra collega valdostana, mentre noi eravamo già sparpagliati a curiosare gli esterni dell'edificio. Espletata la formalità della foto di gruppo, ci riuniamo attorno a questo gentile signore il quale, senza presentarsi né essere presentato, comincia a raccontare la storia dell'edificio. Dopo una decina di minuti si sparge la voce che è il proprietario, il signor Arnoldo. Nel suo racconto è sempre presente il trasporto emotivo per averci lavorato e fatto lavorare abilissimi artigiani, per aver lottato contro la burocrazia, per aver impegnato tutto con la banca che, dice ironicamente, è la vera proprietaria.

L'edificio è splendido, pieno di storia accuratamente interpretata e leggibile sui prospetti e sui particolari. Arnoldo ci anticipa dicendo che la Soprintendenza non ha condiviso alcuni dettagli delle finestre al piano terra: abbiamo dato ragione, a malincuore, alla Soprintendenza pur minimizzando ...il reato (vedi comari del giorno prima).
Nel bel mezzo dell'esposizione si avvicina la signora Anna Maria, la moglie, la quale, picchiettando l'indice della mano destra sull'orologio, richiama il consorte al rispetto degli orari della cucina perché altrimenti la cuoca se ne va. Orribile prospettiva, ma dobbiamo ancora visitare gli interni! Ci dividiamo in due gruppetti e, a turno, il signor Arnoldo ci accompagna ai piani superiori dove ci sono le camere. Il lavoro di riqualificazione è di alto livello, non possiamo che ammirare le scelte progettuali e la loro esecuzione.
Placata l'ira della cuoca, ci sediamo a tavola all'orario previsto. La cena viene interrotta da una brevissima pausa durante la quale consegno un libro, rimediato all'ultimo minuto, al signor Arnoldo, con tanto di dedica per ringraziarlo della  disponibilità: Un presidente dovrà pur servire a qualcosa!
Alla fine della cena viene sventato dal signor Arnoldo, con molta cortesia, un tentativo musicale, coretto annesso, perché, ci spiega, disturbiamo gli ospiti. Premesso che siamo ospiti anche noi, resta il dubbio se gli altri ospiti fossero d'accordo con lui, ma tant'è...

Per finire il consueto rito finale, quello celebrato al Rifugio: il conto, il sacrestano, la cassa, la ricevuta in tasca e...no stavolta non mi volto, i tavoli e le sedie non se ne avranno a male. Salutai la gentile signora Anna Maria e quindi uscii "a riveder le stelle".
L'aria si era ulteriormente raffrescata, chiusi la cerniera lampo del giubbetto e mi avviai, avvolto nel buio, verso il Residence. Ma... laggiù sento un vocìo con inflessione veneto-familiare: non sono solo, sapevo che mi avrebbero aspettato! Erano Dario e Renato (l'altro) che stavano mettendo a fuoco l'obiettivo delle loro macchine fotografiche per immortalare il Wongade di notte. Era bellissimo con le luci delle finestre accese che illuminavano i balconi fioriti.
'Eccomi qua ragazzi, possiamo andare!'
'Vai pure presidente finiamo e poi arriviamo!'
Vuoi vedere che non... no, non voglio pensar male, la fotografia richiede calma e precisione. Li aspetterò io.

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Ci ritroviamo, quasi tutti, davanti al Residence. Mezzanotte si stava avvicinando, la luna saliva in cielo mettendosi in posa tra le stelle e i nostri sguardi rapiti dallo spettacolo. "Che fai luna in ciel..."
Per carità! Lasciamo stare le poesie e andiamo a dormire che è meglio, sì è molto meglio. Mi stendo soddisfatto sotto le coperte, mi rilasso stiracchiandomi un pochino per smaltire qualche tossina. È stata una giornata faticosa ma divertente, di cultura, di turismo e di... pagamenti, a proposito dove ho messo la ricevuta del Residence? In tasca non c'è... ah sì l'ho già messa nella cartella, bene.
Prima del sonno... 'Presidente vedi di non russare...'
Ero quasi allo stadio 2 della fase REM, raccolgo la lucidità rimasta e penso: sarà un modo per augurarmi... un sonno tranquillo, senza sussulti respiratori che potrebbero svegliarmi o, peggio ancora, provocarmi un soffocamento causato da un rigurgito dovuto a una errata deglutizione della saliva. Che pensiero carino!
'Grazie, buonanotte anche a te.'
Clic.
Fine della seconda giornata

Qui la galleria fotografica grazie a Flickr.