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Si partiva dal bar "da Gèi", grande e spazioso, da lui si trovava il buon gelato artigianale, un delizia da gustare.

Erano i ruggenti anni 70, era pieno di trofei e con "al foghèr" che scoppiettava durante le giornate fredde invernali, era un punto di ritrovo per la gente di Codissago (Longarone - BL), con il biliardo, il joukebox e il campo da bocce, e poi c'era anche uno dei primi night-club. Forse sono entrata qualche volta, ma per ma era proibito, troppo piccola, bisognava essere maggiorenni per entrare in quei luoghi.

Tornando verso il centro, alla fine della discesa si trovava il bar "Brighella".
Berto il proprietario, sempre con la sigaretta in bocca e Maria, sua moglie, con i suoi capelli scuri e il rossetto, sempre uguale sempre sorridente, era un bar storico il "Brighella", anche sala da ballo dei tempi di mia mamma, gioia e allegria si percepiva in quel bar. Il mio ricordo va alle sagre, alle gare di "balinèt", alla fila per comperare i primi gelati confezionati.

Più avanti si trovava il negozio di Lucicca, entravi e un campanello alla porta annunciava l'ingresso in negozio, anche il suo cagnolino ti accoglieva e sentivi un profumo di buono, di abbigliamento nuovo, di pulito, arrivava la proprietaria con il suo sorriso sempre smagliante e ti sapeva consigliare su maglieria, intimo e vestiario.

Subito dopo c'era il negozio di Domenico fornito di acque, bibite e liquori.
In piazza c'era Toni, con il negozietto lungo e stretto che per arrivarci si dovevano scendere dei gradini, vendeva giornali, quaderni, cancelleria, ma anche giocattoli.

Dall'altra parte della piazza c'erano Giorgio e Miriam, con la bottega di frutta e verdura, sempre freschi e di qualità ma trovavi anche generi alimentari con quella mitica affettatrice a mano.

Scendendo verso valle, c'era il bar "dalla Beza", altro bar sempre pieno di vita, si andava lì a telefonare in cabina con il telefono a scatti, che Giovannina azzerava per ogni nuova telefonata e annotava gli scatti effettuati, era anche il Sali & Tabacchi e trovavi pure i francobolli per poi imbucare alla cassetta postale appesa al muro del bar.
Ricordo i pomeriggi con il bar pieno di giocatori ai tavolini immersi sotto nuvole di fumo.

Scendendo sulla destra c'era Valentino, anche lui vendeva generi alimentari, ma anche casalinghi, da lui si andava a comperare lo zucchero come il caffè, il vino e l'olio, l'aceto e la pasta, tutto sfuso, tutto a quarti, a mezzo litro, a litro o a etto.

In piazza il martedì arrivava una bancarella che vendeva scarpe, ogni tanto arrivavano "i bergamaschi" grossisti della zona di Bergamo, con camion e banchetto, dove c'erano ottimi prezzi per tovaglie, lenzuola, stoffe e velluti. I Bergamaschi prima di allestire il banco giravano il paese annunciando, con il megafono, il loro arrivo e gli ottimi affari proposti.

Eppoi c'era Calìmero fruttivendolo (con l'accento sulla i) con la sua mitica bilancia che arrivava 2 volte alla settimana alternandosi a "quel da Proagna". Poi arrivava anche "quello dei formaggi", apriva lo sportello del furgone davanti le scuole elementari e le donne andavano con il "darlìn" a fare rifornimento. Arrivava anche il pescivendolo!

Alla svolta per via 2 giugno, la mia via, trovavi "Bepi bekèr", il macellaio, lì trovavi quelle lunghe collane di salsicce, i "musèt", che ricordarli ora mi fa venire l'acquolina in bocca. La carne era sempre ben esposta e tutto era favoloso, anche se ogni tanto il Bepi se le sentiva dalle "Codissère" (le donne di Codissago):"te me ha dàt la carne dura come i scarpèt" e lui con un sorriso rispondeva:"chèsta che te dàe la è come al butìro".
Il venerdi Santo si passava in processione anche davanti alle sue vetrine e lui, con la moglie Idelma, allestiva sempre una bella scenetta con i capretti vestiti per l'occasione.

Quanta nostalgia di quei tempi!

Proseguendo, sulla destra c'era il panificio di "Fredo panèr", il profumo di pane appena sfornato, caldo e croccante, invitava ad entrare e trovare Fredo sempre con la farina fra i capelli che ti offriva quei krapfen dal gusto unico come solo lui sapeva fare.
La bottega è poi passata al figlio Agostino che faceva le mitiche "pastefine", erano la fine del mondo, una pasticceria di gran prestigio. Da Agostino avevi anche la possibilità di farti fare le bomboniere da sua moglie Carla, mentre il buon pane lo faceva il fornaio Fiabane.

Poi arrivavi da Gastone e Lidia con la loro bottega di generi alimentari e un angolo di merceria, se avevi bisogno di cerniere lampo, bottoni e filo, di sicuro, lì, trovavi.
Il negozio e la licenza sono stati poi ceduti a Giacomo nei primi anni 70.
Giacomo ha saputo arricchirlo di ogni necessità per la comunità, e per oltre 40 anni puntualmente ha aperto la sua bottega ogni mattina, sia che fosse sole, neve, vento o piova e accontentando tutti.

Si andava da Giacomo anche per farsi una chiacchierata, una risata che le migliori barzellette le sapeva sempre lui.
Nel tempo vari gruppetti di giovani e meno giovani, si davano appuntamento sulla panchina da Giacomo.

Mentre un poco alla volta gli altri negozi e bar chiudevano o si trasformavano, Giacomo ha saputo trovare il coraggio di resistere e rimanere un punto di riferimento, una parola, un sorriso un consiglio sul tempo, le stagioni, i salami, la legna... Grande lavoratore e non solo commerciante, uomo onesto nel vero senso della parola!

Passare davanti al negozio di Giacomo Losso"Muzzi" e leggere questo cartello mi ha scossa, commossa e fatto riflettere e ricordare.
Nel ricordo e nella riflessione è emersa tristezza perchè con Giacomo, si chiude un'epoca, l'epoca della Codissago piena di vita e di voglia di rinascita.

Giacomo caro, tu ringrazi tutti noi ma siamo noi a ringraziare te con un grazie che viene dal profondo del cuore di tutta Codissago!
Ringraziarti è l'occasione per ringraziare anche tutti i piccoli commercianti che ho raccontato sopra e che hanno tenuto viva negli anni la nostra "Piccola Parigi".

Auguri per un 2017 pieno di gioia a tutti!
Moira Losso, Dario Ganz e tutti gli amici di Codissago (Longarone - BL)



Il post nel Gruppo DoloMitici!
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A febbraio 2017 Giacomo Losso ha ricevuto una targa in segno di riconoscenza dall'Amministrazione Comunale di Longarone.

Giacomo Losso Codissago