IUAV Venezia, 16 Dicembre 1980 

Gli esami di abilitazione avrebbero concluso la mia carriera scolastica. Mancava l'ultima interrogazione, lo scritto, la prova più temuta, era andato bene. All'ora fissata mi sono presentato davanti alla Commissione vestito come si conviene, capelli molto corti stile "sotto naja" perché stavo svolgendo il servizio militare. Entro. Percorro, tremolante dentro, lo spazio che mi separa tra la porta e il tavolo con i Commissari. Mi siedo difronte a un professore, quello designato per l'interrogazione. I saluti di rito e poi... "Dimmi come è fatto un solaio in latero-cemento?" Mi dava del tu e questo mi rassicurò. Ho pensato subito a una risposta minimalista, non era il caso di complicare una situazione già di per sè stessa immersa in una solennità non abituale. "Un solaio... è composto da dei travetti armati, distanziati da laterizi chiamati pignatte e una cappa di cemento di 4 cm..." "C'è anche una rete in questa cappa? " "Mi pare di sì, sì sì.. c'è anche una rete... e questi solai li chiamano anche SAP" Volli aggiungere una nota di ulteriore cultura, ma se stavo zitto era meglio. "Dimmi un po', chi è l'architetto che ha realizzato lo scalone d'onore del Convento di San Giorgio nell'omonima isola davanti a San Marco?" Sapevo solo che la Chiesa era del Palladio, ma non avevo idea di chi fosse questo dannato scalone. Vista la mia incertezza, mi disse che era un architetto famoso che aveva lavorato molto a Venezia, soprattutto nel centro storico. Presi coraggio, la scelta era tra: "non lo so" o sparare il nome di Baldassarre Longhena, le cui opere avevo più volte incontrato durante gli studi. Il rischio di indovinare era alto, così mi buttai. "Baldassarre Longhena, quello della Chiesa della Salute e di..." "Bravo, proprio lui." Oramai pedalavo in discesa. "Vediamo ora il progetto...allora hai scelto il tema della biblioteca, perché?" "Mi piacciono i grandi edifici..." "Spiegami la forma che hai scelto, lasciamo stare le piante che mi sembrano comunque ordinate..." "Ho pensato alla forma del juke-box che è fatto di vetro acciaio, poi mi piace la musica..." Sorrideva divertito, poi la domanda finale. Con la matita capovolta mi indicò il profilo della parete del prospetto principale. Era in vetro a forte inclinazione e copriva l'ingresso proprio come quella del juke-box, nemmeno un ragno sarebbe riuscito ad arrampicarsi. Mi aspettavo una domanda strutturale o di dettagli tecnici, invece... "Come fai a pulire questo vetro?" Pensai un po' alle ramazze con le prolunghe, alle idropulitrici, a operatori appollaiati su improbabili scale, ma mi sembravano soluzioni ridicole e improvvisate. Allora con l'incoscienza, che ogni tanto ci vuole, risposi: "Professore, ma chi vuole che costruisca questo edificio..." Rise scuotendo il capo e mi congedò dicendo: "Non essere troppo pessimista, abbi sempre fiducia in te stesso." Mi strinse la mano, lo ringraziai del consiglio e me ne andai.


Addio Prof. Vittorio Gregotti
Milano, 15 Marzo 2020

Vittorio Gregotti 1976

A.G. Bortoluzzi


Immagini di 
Adriano Alecchi (Mondadori Publishers) - http://www.gettyimages.co.uk/detail/news-photo/italian-architect-and-designer-vittorio-gregotti-taking-news-photo/158745709
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Gregotti#/media/File:Vittorio_Gregotti_1975.jpg

Casabella n. 489 del marzo 1983, a direzione Gregotti
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Gregotti#/media/File:Casabella_489_marzo_1983_Mondadori.jpg