Nella tarda mattinata di sabato 28 giugno, partiamo alla volta di Ronchamp. Obiettivo la visita alla famosa Cappella Notre Dame du Haut di Le Corbusier ed il Convento delle Clarisse, recente intervento firmato da Renzo Piano. 

Ad accompagnarci una pioggerellina insistente, quasi a volerci impedire il progammato pic-nic a base di speck, salame, formaggio ed un dolcetto preparato per l'occasione. Il tutto, ovviamente, annaffiato con "idoneo" vino, limitato per gli autisti, ai quali viene riservata l'esigua scorta di acqua portata al seguito. Per fortuna, a mezza strada, uno spiraglio di luce segnala una tregua, i nuvoloni sopra di noi trattengono il fiato, così alla prima area attrezzata ci fermiamo per consumare lo spuntino che ci avrebbe "tenuto sù lo stomaco" sino alla cena della sera.

Giunti a Ronchamp, ed acquistato il biglietto d'ingresso, siamo entrati nella Cappella che, oltre ad essere uno straordinario esempio di architettura contemporanea, è un luogo di pellegrinaggio mariano. Costruita tra il 1953 ed il 1955, sulle rovine del santuario bombardato nel 1944, la Cappella è simile ad una arcata bianca, forata da vetrate colorate con la copertura in cemento adagiata in alcuni punti sulle pareti perimetrali, ne consegue un taglio orizzontale che permette l'ingresso e la diffusione della luce. Il giorno dell'inaugurazione, il 25 giugno del 1955, lo stesso Le Corbusier precisa: " Ho voluto creare un luogo di silenzio, di preghiera, di pace, di gioia interiore". Inutili altri commenti.

La curiosità, è noto, è il primo difetto, o pregio, di un bravo architetto. Così, scesi al Convento delle Clarisse, suore di clausura trasferitesi da Besançon, abbiamo "sbattuto" contro una suora-portinaia che, molto educatamente, ci ha detto che non si poteva entrare. Poi, intuito che eravamo architetti italiani concittadini e colleghi di Renzo Piano, ci ha accompagnato, a larghi sorrisi, a visitare alcune stanze, l' oratorio e la mostra al piano interrato dedicata allo svolgimento dei lavori del Convento. Lo scopo della costruzione è stato quello di mantenere la vocazione spirituale del luogo. Ovviamente non abbiamo potuto visitare le celle che, in quel momento, ospitavano nove suore di clausura. Aveva capito, la gentile suora, che non ci saremmo fermati davanti ad un semplice ed educato no, avremmo insistito per visitare il visitabile, tanto valeva accontentarci subito.

Terminata la visita, come sempre, si innescano pareri e discussioni, anche accesi, che in questi casi non mancano mai e, per quanto mi riguarda, sono il sale di queste nostre visite. Poi tutti in macchina, si ritorna a Basilea. Speriamo che gli autovelox non siano in funzione.

Arnelio Giovanni Bortoluzzi

TUTTI A RONCHAMP 1