"Ricostruire il vantaggio competitivo che aveva fatto di Belluno la città capoluogo", riconoscimento di valenza territoriale, per l'intera area a Nord del Veneto fino ai limiti alpini con le confinanti popolazioni di cultura tedesca.

È questo il tema di un recente dibattito in "Quaderni Bellunesi" in collaborazione con il Circolo Culturale "Antonio della Lucia", sul quale sono stati coinvolti gli architetti del "Forum per l'Architettura" e la neonata "Giovani Architetti Bellunesi" congiuntamente impegnati nell'incontro di mercoledì 8 giugno, dalle 16,00 alle 19,00, presso la "Sala Bianchi" (ex segherie bellunesi) in viale Fantuzzi a Belluno, incontro aperto all'intera cittadinanza.

Sarà presentata l'attuale condizione della città e valutato come potrebbe sensibilmente migliorare con alcune significative trasformazioni; per l'ottimizzazione massima di questa discussione si è ricorsi all'architetto ticinese professor LUIGI SNOZZI che, in oltre cinquanta anni di attività, si è conquistato fama e prestigio a livello internazionale.

L'architetto SNOZZI non è annoverato tra le cosiddette "archistar", oggi tanto di moda per le stranezze costruite in ogni parte del mondo. È invece ricordato, assieme a pochi altri, per la sua pervicace convinzione che, già nel luogo e soprattutto nella struttura esistente della città vi siano, latenti e nascoste, le condizioni per una positiva trasformazione a vantaggio dei cittadini e delle loro attività.

È un professionista che usa i metodi della progettazione architettonica per tradurre l'intima essenza territoriale, superando quelli tradizionalmente impiegati dall'urbanistica con Piani e Regolamenti, strumenti questi ultimi che paiono aver fallito anche nella formazione della Belluno contemporanea.

Già nel sopralluogo effettuato il 30 maggio sono state valutate le principali idee progetto che saranno proposte alla discussione di mercoledì, tra le quali: una diversa valutazione sulle piazze esistenti, su percorsi e collegamenti soprattutto pedonali, sulla potenzialità d'uso dei grandi edifici pubblici esistenti, sulla necessità di riaccorpamento nella città storica di funzioni urbane oggi disperse in siti periferici, sul significato del parco fluviale e per contro la positività del sito geografico che ha garantito la conservazione della città antica, l'incongruenza degli alberi in Piazza dei Martiri, ecc.

"La natura alle mucche, la città all'uomo"; con questo aforisma Snozzi ha riassunto l'assurdo obiettivo con il quale qualcuno pensa di risollevare i malesseri della città moderna incorporando in essa pezzi di natura e paesaggio.

Scrive Snozzi (*): "La città rappresenta il momento piu avanzato della trasformazione della natura in cultura durante i millenni.

Dapprima per garantirsi la sua sopravvivenza, in quanto nello stato di pura natura l'uomo non avrebbe avuto alcuna possibilità di esistenza e poi nel tempo per la ricerca delle condizioni necessarie per una migliore convivenza. La città rappresenta perciò il momento più avanzato di queste trasformazioni. Può essere cosi definita come "la patria naturale" degli uomini.

Da questa riflessione si può dedurre che l'obiettivo ultimo dell'architettura non può essere che la città, ossia il suo miglioramento.

Ma il rapporto tra architettura e città non è un rapporto semplice e lineare, bensì contraddittorio e complesso......... Per meglio capire questo rapporto con riferimento alla città storica ... "va messo l'accento su due componenti essenziali della stessa: il contesto da una parte e il monumento dall’altra. Ogni città ha sempre avuto un suo specifico contesto, che porta il segno dei vari momenti storici che si sono succeduti nel tempo. Esso è formato dagli edifici privati, abitazioni, negozi ecc. e nasce sulla base di norme precise. Ha la qualità di potersi estendere nel tempo, di definire gli spazi urbani pubblici e privati, le piazze, le strade, i vicoli, le corti e al limite non necessita di architettura. Dall’altra parte vi è il monumento, riferito all'opera pubblica, che per la sua finalità deve caricarsi di forti valenze simboliche. Per esso l'architettura diventa componente essenziale. Esso si pone normalmente in antitesi con le norme del contesto urbano per poter diventare punto di riferimento all’interno dello stesso.

Ma in assenza di esso il monumento perderebbe ogni significato.
Oggi noi ci troviamo in un'epoca in cui si risente la mancanza di un contesto significativo, che evidentemente non può più essere quello della città storica. ln altre parole la società democratica non è in grado di formulare un'idea della propria città. Nell'attuale cosiddetta città diffusa le due componenti essenziali della citta storica sono praticamente assenti: l’orientamento e l'identità. Per questa ragione gli architetti sempre piu si ritirano sul proprio oggetto. Si assiste cosi a un proliferare di "monumenti", avulsi da qualsiasi contesto significativo, perdendo cosi ogni senso. Ne risulta alla fine una sommatoria di edifici che, per la necessità di evidenziarsi, ricorrono all’originalità a tutti i costi, all’uso indiscriminato di materiali "moderni", all’invenzione di forme. Ma tutto ciò non porta che alla monotonia delle nostre periferie urbane. Si tratta quindi oggi di ribaltare la situazione. Compito primo degli architetti non è tanto quello dell'Architettura con l'A maiuscola, ma piuttosto quello della ricerca degli strumenti e delle normative affinché anche la città democratica possa finalmente acquisire quel contesto indispensabile senza il quale la città perderebbe ogni significato..."

(*) Tratto da “Peter Disch, Luigi Snozzi l'opera completa” citazione da Rivista Tecnica n°8, aprile 2000

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