E’ prassi consolidata per le Amministrazioni che affrontano i temi urbanistici di loro competenza, lanciare una sorta di appello alla popolazione residente, mirato a raccogliere idee, proposte e suggerimenti con il dichiarato obbiettivo di avere a disposizione il meglio per ottenere uno strumento urbanistico condiviso ed equo, rispettoso di tutti i cittadini, delle categorie, dell’ambiente e via di questo passo.

In realtà questa operazione, offuscata dalla trasparenza, nasconde in sé il terrore delle varie maggioranze di urtare gli interessi del loro elettorato e di prefigurare scenari di opposizione verso i quali nutrono sentimenti di angoscia allo stato puro. Perché contattare solo i residenti e non anche i proprietari?

Per non essere inserito nell’insieme dei creduloni, affermo che lo strumento urbanistico condiviso da tutti non è mai esistito e non vi sono indicatori che lascino presupporre il contrario. Le Amministrazioni che impostano su queste basi la pianificazione non hanno nessuna intenzione di portarla a termine, cominciano perché ...”così fan tutte”, poi temporeggiano calcolando le scadenze elettorali evitando, con mestiere, un probabile suicidio politico. L’urbanistica è confronto e opinione ma poi la politica, se ne è capace, deve prendersi le responsabilità delle scelte per il bene collettivo, anche se queste risultano impopolari.

La politica “eletta” deve quindi scegliere e non lasciarsi condizionare da coloro che strillano di più, i quali sembrano avere sempre ragione ma non è vero. Se queste scelte non verranno più adottate bisognerà ridisegnare i ruoli dei Consigli Comunali e Commissioni varie, assegnando loro competenze consultive di ordinaria Amministrazione, ridurre la composizione dei consiglieri affievolendo così l’eccitazione delle campagne elettorali, dei verdetti delle urne e il dramma degli sconfitti. Se il nuovo modo di Amministrare, come si sta delineando, si fonda sul “sondaggio a tema” quale strumento democratico per demandare le responsabilità al popolo, siamo in una situazione di confusione civica che sta riversando sul territorio e sulla salute pubblica effetti molto negativi per le future generazioni e dove il voto, tanto agognato, perde sempre più il significato di delega a governare.

La mancata disciplina del territorio, unita al suo degrado, impoverisce anche le persone in quanto parti integranti del paesaggio. Anche noi siamo patrimonio dell’UNESCO perché le Dolomiti occupano la nostra terra e noi siamo dolomitici. Un motivo in più per evitare che i tanti giovani per bene una volta conseguita la laurea ed esaurito i festeggiamenti, si rivolgano a mamma e papà: “Vado via”.

Arnelio Giovanni Bortoluzzi
Presidente di “Forum per l’Architettura
della provincia di Belluno”