IL NEO IRREALISMO

Vergogna è un termine che in questi ultimi tempi abbiamo sentito pronunciare con una certa frequenza. Certamente quella di maggior effetto è stata l'esclamazione di Papa Francesco che, con tale parola, apostrofò la tragedia di Lampedusa, trovando ampi consensi, in primis, nel mondo della politica. Anche quando l'argomento è riferito alla fuga dei giovani cervelli o alla disoccupazione l'epiteto viene riproposto, soprattutto dai politici. In sede locale, a proposito di politici, una Provincia senza governo da oltre due anni è una vergogna, siamo tutti d'accordo. 

Ma chi sono coloro che si devono vergognare? I padri e le madri di famiglia che arrancano per giungere a fine mese? I cassintegrati o i licenziati? Gli imprenditori che chiudono, a volte con la vita, per soffocamento fiscale? I professionisti in via d'estinzione? Gli anziani invalidi, i bambini? Certamente no, quelli che si dovrebbero vergognare sono coloro che hanno creato questo stillicidio di disastri, ma non lo fanno perché da tempo, per “arrivare in alto”, hanno rimosso dalla propria coscienza il senso della vergogna. Per questo eventi funesti tipo Lampedusa, alluvioni, dissesti idrogeologici, inquinamento ambientale, speculazioni edilizie e finanziarie, bancarotte, frodi, associazioni a delinquere e scandali nelle Pubbliche Amministrazioni sono destinati a ripetersi fino a diventare normalità. Per tale ragione anche quello di Papa Francesco resterà uno monito destinato a cadere nel vuoto. 

Prendiamo il caso delle carceri: le condizioni dei detenuti, ce lo dice il mondo intero, sono una vergogna, risolverlo con l'indulto e la scarcerazione è un'altra vergogna e non servirà certo a far diventare onesti e per bene coloro che, per svariate ragioni, hanno varcato le soglie delle patrie galere. Ci vogliono strutture efficienti e la presenza dello Stato nel territorio. 
Dobbiamo contrastare il neo-irrealismo ovvero tutte quelle azioni ed informazioni che vogliono propinarci una realtà virtuale e di comodo. Le bugie se ripetute e sostenute con forza o votate in Parlamento non diventeranno mai verità, così come l'uso frequente della disonestà intellettuale non potrà mai diventare un merito, men che meno nell'ambito della politica.

Arnelio Bortoluzzi