Fernando Bortoluzzi era un boscaiolo, un colosso che maneggiava la motosega come un giocattolo e, tra le sue manone, sembrava persino leggera. Una fatalità, un incredibile incidente nel bosco, nel suo habitat, l'ha portato via a tutti noi il 9 luglio 2012, a pochi giorni dal suo cinquantesimo compleanno. Il mio grado di parentela, primo cugino, ed il mio affetto per Fernando potrebbero indurmi ad essere retorico. Per questa ragione vorrei, tramite il sacrificio di Fernando, rendere omaggio alla categoria dei boscaioli.

In tanti anni di professione e di partecipazioni a Convegni e studi sul legno, non ricordo mai di aver sentito trattare un tema, e nemmeno accenni, sul mestiere del boscaiolo, ovvero di come tecnicamente si taglia una pianta. Tutte le considerazioni sull'uso, sulla tecnologia e sull'impiego del legno partono sempre quando il nobile materiale giace sul deposito di una segheria che, a seconda delle richieste, lo trasforma in tavole, pali, travi e, sempre più frequentemente, in legna da ardere.

Ma le piante vanno tagliate sul posto dove sono cresciute, in terreni più o meno impervi, nei boschi. E questo taglio è il mestiere del boscaiolo, un mestiere durissimo, fatto di pericoli e di agguati nascosti dai complessi equilibri della natura. Quella della pianta è la fiera sfida di chi non scappa difronte al suo giustiziere ma, pur immobile, oppone una strenua resistenza psicologica con la tacita complicità delle forze della fisica, delle condizioni climatiche, dell'ambiente circostante e del destino.
Sembra quasi una minaccia: “Vieni pure avanti, tagliami, trascinami, scorticami, io sarò sempre viva e per il più banale degli errori potrei ucciderti”.

Le macchine aiutano molto l'uomo a partire da quando la pianta è a terra ma, prima, tocca al boscaiolo. Egli analizza lo stato dei luoghi prima, poi l'inclinazione del fusto, l'essenza, capisce subito la sua storia, ne valuta seduta stante il peso con grande precisione, prefigura e memorizza dentro di sé la traiettoria di caduta del tronco, dei rami e nella sua mente la taglia tante volte prima di passare all'azione. Finite le valutazioni, esegue il “tappo” sulla sezione di taglio nella direzione scelta per la caduta del tronco, predispone i cunei per indirizzare la caduta ed evitare pericolosissime torsioni del tronco. Poi solo due rumori: la motosega e lo schianto a terra dell'albero.

Per tutti coloro che non hanno mai visto in azione un boscaiolo allego un breve filmato amatoriale, girato dal figlio Simone, che Fernando mi ha regalato con ostentato orgoglio e che lo vede protagonista nel tagliare un enorme faggio dal peso di circa 210 quintali. Da qui, e non dalla segheria, parte la filiera del legno lunga o corta, giusta o sbagliata che sia.

Arnelio Bortoluzzi