Intervento dell’arch. FLAVIO BONA: Insediamenti storici della
montagna bellunese tra recupero ed innovazione architettonica.

 

Nel 1872 Amelia Edwards durante la sua esplorazione delle Dolomiti, lasciati i Tre Ponti e Cimagogna, arriva in vista delle Tre Cime e nota come Auronzo si presenti in una fase di rinnovamento edilizio.

 

“… Le case sono solide e moderne e ricordano quelle di Ober Ammergau anche per le
decorazioni sopra i muri esterni che, quasi sempre, rappresentano scene di
carattere religioso. Della borgata di Villa Piccola fanno parte la grande nuova
Chiesa sovrastata dalla cupola e anche l’albergo dall’aspetto lindo e gradevole
…”.

 

Ma poco dopo, costretta a cercare un’altra sistemazione, si addentra nel paese e, lasciate le ultime case
di Villa Piccola così descrive la parte antica, “… il fondo stradale divenne improvvisamente quello di una sassosa
carreggiata, segnata dai solchi e cosparsa di pietrisco. Ci trovammo subito in
uno stretto labirinto di viuzze fra le case ancora costruite in legno, annerite
dal fumo, cadenti: a paragone di questo, i villaggi dove eravamo appena
passati, apparivano graziosi e promettenti …”.

 

Già centoquarant’anni fa la montagna presenta due volti, quello moderno di case nuove a confronto con le annerite case di legno.

Comunque, leggendo l’intera cronaca, si incontrano situazioni diverse da paese a paese, da valle a valle.
È la diversità che ancora oggi possiamo trovare nelle antiche aree insediative e che rappresenta la ricchezza e originalità ... (continua qui)